di Gianmarco Gabrieli , pubblicato il 3 maggio 2013 su www.BergamoNews.it
L’economista che ha redatto lo studio riporta le preoccupanti analogie con Cipro: economia piccola, ma molto aperta che si è negli anni fortemente specializzata in finanza internazionale, diventando uno dei maggiori centri off-shore della zona euro.
Il suo sistema bancario pare essere “too big to fail”, troppo grande per fallire: una politica fiscale accomodante sulle rendite finanziarie ha permesso di attrarre capitali da oltremare ed il sistema bancario è diventato pari all’ 800% del PIL, di cui due terzi proprio grazie all’afflusso di capitale estero.
Inoltre, nel 2012 le autorità maltesi sono riuscite ad ottenere che solo le banche con oltre 5 miliardi di raccolta vengano effettivamente controllate dall’Unione Europea, limitando quindi la supervisione a sole tre banche che sono: Banca di Valletta, CommBank (filiale dell’australiana Commonwealth Bank) e la filiale del colosso internazionale HSBC.
Il sistema bancario maltese risulta quindi essere ipertrofico e se le banche dovessero trovarsi in difficoltà (ad esempio per problemi dovuti ad una forte esposizione di titoli greci, come è successo a Cipro) non potrebbero essere salvate dall’economia locale.
E anche l’eventuale “ristrutturazione del debito pubblico sul modello greco sarebbe inadeguata, poiché la metà del debito è detenuto dalle banche e quindi lo scenario più simile sarebbe quello cipriota”, ovvero quello del bail-in, del prelievo forzoso sui capitali.
La crisi finanziaria avvenuta a Cipro e quella remota seppur potenziale a Malta rendono ancor più evidente la necessità di una armonizzazione fiscale a livello europeo, al fine di non creare distorsioni di mercato e bolle speculative, dannose per l’economia reale.
Gianmarco Gabrieli