LINEE POLITICO-PROGRAMMATICHE DI
GIANMARCO GABRIELI
PER LA CANDIDATURA ALLA CARICA DI
PRESIDENTE PROVINCIALE DI ITALIA VIVA BERGAMO
Il Nostro Tempo
Viviamo in un periodo complesso in cui l’unica costante è il cambiamento, in un mondo piatto in cui le relazioni si sono schiacciate attraverso i social, il globalismo ha aumentato le relazioni le interdipendenze e le fragilità sistemiche, la tecnologia sta accelerando oltre le capacità di apprendimento dei singoli e le paure del futuro alimentano facili populismi.
In questo scenario dobbiamo ristabilire il primato della politica, intesa non come mero esercizio di potere, ma come strumento di servizio per la società. La politica deve tornare a essere il luogo dove si elaborano visioni a lungo termine, dove si ascoltano le esigenze dei cittadini e si progettano soluzioni sostenibili per le generazioni future. È fondamentale che la politica si riappropri delle sue funzioni di mediazione e di costruzione del consenso, evitando la tentazione di seguire le onde emotive del momento.
In un’epoca in cui l’informazione è spesso frammentata e polarizzata, la politica ha il dovere di promuovere il dialogo, la comprensione e la cooperazione. Dobbiamo lavorare per una politica che sia inclusiva, che valorizzi la diversità e che sappia guardare oltre le divisioni. Solo così potremo affrontare le sfide del nostro tempo, dalla crisi climatica alle disuguaglianze economiche, dalla digitalizzazione alla questione migratoria, con saggezza, lungimiranza e solidarietà.
George Orwell scriveva che “I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli utopisti con la testa fra le nuvole, e i realisti con i piedi nel fango”.
Gli utopisti possono ispirare e guidare il cambiamento, ma rischiano di essere visti come irrealistici. I realisti, d’altro canto, possono ottenere risultati concreti, ma potrebbero non spingersi abbastanza lontano nel loro desiderio di cambiamento.
La politica ha bisogno di entrambi: visionari che possono immaginare un mondo migliore e pragmatici che possono realizzare quei sogni passo dopo passo.
Dobbiamo quindi costruire una piattaforma politica intesa come uno spazio, un laboratorio che produca visioni, che ci consenta di volare alto ma che sia anche capace di vedere le difficoltà del quotidiano proponendo soluzioni concrete e realizzabili.
Una politica che si modella sull’immagine di un albero: radici che si estendono profondamente nel territorio, attingendo forza e nutrimento dalle esigenze territoriali; un tronco solido e resiliente che simboleggia l’infrastruttura organizzativa; e foglie rigogliose che, nutrite dalla linfa delle istanze radicate, riflettono la vitalità e la capacità progettuale.
Una politica che sappia trovare anche dei compromessi per portare ad un risultato, per costruire rappresentanza a tutti i livelli all’interno delle istituzioni, per rendere pragmatico il lavoro degli utopisti, perché la politica che non incide e non raggiunge le stanze delle decisioni rimane poesia.
Le tre narrazioni
Nel corso del XX secolo, l’umanità ha elaborato tre grandi ideologie, tre grandi visioni per cercare di interpretare e guidare il mondo e il liberalismo sembra aver superato la battaglia ideologica contro il fascismo e il comunismo.
L’era post-Guerra Fredda, piuttosto che segnare un periodo di pace globale e di cooperazione guidata dai principi della liberal-democrazia, ha visto emergere nuove sfide e minacce. La globalizzazione, pur portando prosperità e interconnessione, ha anche esacerbato le disuguaglianze e ha portato a crescenti sentimenti di alienazione e disillusione.
Inoltre, mentre il fascismo e il comunismo sono stati sconfitti come ideologie dominanti, le loro influenze non sono state completamente eradicate, anzi queste tendenze sono state alimentate anche recentemente dalle crisi economiche, dai conflitti regionali e dalla rivoluzione digitale, che ha trasformato il modo in cui le informazioni vengono condivise e consumate. Influenze queste che trovano spazio anche nei partiti moderni, sia di destra che di sinistra, nei quali possiamo osservare elementi che derivano da queste ideologie storiche: che si tratti di un forte nazionalismo, di un desiderio di controllo statale sull’economia, o di una retorica che divide la società tra “noi” e “loro”, le ombre del fascismo e del comunismo sono ancora presenti.
Ciò che è fondamentale riconoscere è che, mentre le ideologie possono evolversi e adattarsi, le lezioni della storia non dovrebbero mai essere dimenticate. È essenziale una politica vigile, critica delle proposte alla luce delle esperienze passate e impegnata in un dialogo aperto e costruttivo per garantire che i valori di libertà, democrazia e diritti umani siano sempre al centro dell’agenda.
La libertà
La libertà detiene un posto di primaria importanza rispetto all’uguaglianza, alla giustizia sociale e al conservatorismo: la libertà consente all’individuo di esprimersi, di crescere e di perseguire la propria felicità. Senza libertà, l’uguaglianza può diventare uniformità, soffocando la diversità e l’innovazione. Mentre l’uguaglianza mira a garantire un terreno di gioco equo, è la libertà che dà vita e significato a quel terreno.
La giustizia sociale, cercando di creare una società più equa, tende a limitare la libertà individuale nel suo tentativo di ridistribuire risorse e opportunità, perché mirando a garantire che tutti giungano allo stesso punto di arrivo, crea una società rigida e omogenea che disconosce il merito come motore dell’azione umana.
Il conservatorismo, d’altro canto, che valuta la preservazione delle tradizioni e dell’ordine sociale, entra in conflitto con la libertà, specialmente quando le tradizioni limitano i diritti e le libertà individuali e quando erige le barriere del sovranismo.
Mentre l’uguaglianza, la giustizia sociale e il conservatorismo sono valori rispettabili, è la libertà che permette a una società di fiorire, garantendo che ogni individuo possa realizzare il proprio potenziale senza costrizioni ingiustificate, è la libertà che alimenta il progresso umano e la prosperità.
Per questo la libertà è il principio cardine sul quale deve essere innestata la piattaforma politica, capace di andare oltre la contrapposizione novecentesca tra destra e sinistra e che ritrova il centro come proprio posizionamento.
Il centro, infatti, rappresenta un equilibrio, una mediazione tra estremi (ma non le decisioni a metà) e può servire come punto di riferimento in un panorama politico sempre più polarizzato.
La piattaforma politica imperniata sulla libertà e ancorata al centro può trascendere le tradizionali divisioni ideologiche, offrendo soluzioni pragmatiche che tengono conto delle esigenze di tutti. In un’era in cui le società sono sempre più diverse e interconnesse, è essenziale avere una visione politica che valorizzi la libertà individuale, ma che allo stesso tempo non rimanga imprigionata nell’ideologia liberale e riconosca la fallacità del mercato, l’importanza della coesione sociale e della responsabilità collettiva.
Il centro, con la libertà come suo principio guida, può offrire una via di mezzo, unendo il meglio di entrambi gli estremi per creare una visione inclusiva e riformatrice del futuro e che non sia ostaggio delle scadenze elettorali.
Al cuore di questa visione centrista risiedono i principi fondamentali della liberal-democrazia: i diritti individuali, come la libertà di espressione e di religione, che senza luoghi fisici rimangono diritti astratti; lo stato di diritto e il garantismo che assicurano che ogni individuo sia protetto dall’arbitrio, dagli abusi di potere e ad un trattamento equo giusto e in tempi certi di fronte al sistema giudiziario; la governance democratica con la suddivisione dei poteri, la protezione delle minoranze e l’esercizio del potere secondo accountability, trasparenza e responsabilità; la libertà economica, la proprietà privata e il libero mercato.
Tuttavia, un mercato completamente libero necessita di un contrappeso: uno Stato sociale agile, che garantisca a tutti l’accesso alle risorse e alle opportunità, evitando le trappole dell’assistenzialismo e promuovendo l’autonomia individuale. La solidarietà, intesa non solo come assistenza ma anche come responsabilità collettiva, si fonde con il principio di sussidiarietà, secondo cui le decisioni devono essere prese il più vicino possibile a chi ne risente. Questo non solo rende la governance più efficace, ma riconosce anche la fragilità intrinseca dell’essere umano, offrendo una rete di supporto a chi si trova in situazioni di vulnerabilità.
In questo quadro, il centro politico emerge come un faro di equilibrio e inclusività, capace di navigare le acque tumultuose dei tempi attuali e di guidare la società verso un futuro in cui ogni individuo possa realizzare il proprio potenziale in un contesto di rispetto reciproco e prosperità condivisa.
La tridimensionalità dell’azione politica
Jacques Delors diceva che non possiamo “rinunciare all’idea che noi non siamo noi stessi, ma siamo anche attraverso gli altri e apparteniamo a collettività e comunità”. Quindi chiarito il collocamento dell’azione politica che si vuole intraprendere occorre sviluppare la tridimensionalità della stessa, riconoscendo l’importanza di operare su più livelli e in diverse direzioni per garantire un’efficace governance e rappresentanza.
- Con la base: Mantenere un dialogo aperto con iscritti, simpatizzanti ed elettori è fondamentale per comprendere le loro necessità e aspettative, assicurando che l’azione politica sia in sintonia con le realtà quotidiane. La base offre il sostegno e la legittimazione per le iniziative politiche e richiede una comunicazione efficace, incontri regolari in presenza ma anche in videoconferenza.
- Con i vertici regionali e nazionali: La sinergia con i livelli superiori assicura l’allineamento delle politiche con gli obiettivi generali del partito, valorizzando le risorse nazionali sul territorio con un confronto chiaro, aperto e non dogmatico e che faccia proprie le istanze della base.
- Con gli alleati: Continuare un percorso di collaborazione con partiti e associazioni affini può ampliare il sostegno, portare nuove prospettive e risorse, e rafforzare l’efficacia delle iniziative.
Incorporando queste tre dimensioni nella piattaforma politica possiamo garantire una maggiore coerenza, rappresentatività ed efficacia nella nostra azione, assicurando che le decisioni prese siano ben informate, allineate con gli obiettivi più ampi e sostenute da una base che si identifica come una comunità politica unita.
Bergamo Europa
Bergamo e l’Europa non sono solo le prossime scadenze elettorali delle amministrative del capoluogo e delle elezioni europee, ma i due orizzonti che definiscono il nostro territorio e il tessuto economico culturale e sociale di cui facciamo parte.
Il territorio bergamasco è al centro della Lombardia che insieme al Baden-Württemberg, la Catalogna e il Rodano Alpi rappresentano i quattro motori economici d’Europa.
Queste regioni, pur mantenendo le loro specificità culturali e storiche, condividono una forte vocazione industriale, innovativa e imprenditoriale che le rende pilastri dell’economia europea. Il territorio bergamasco, con la sua posizione strategica, ha sempre giocato un ruolo cruciale nella dinamica economica lombarda, contribuendo significativamente alla sua crescita e sviluppo grazie alla presenza di un settore manifatturiero che occorre sviluppare incentivandone la ricerca e l’orientamento all’innovazione e alla sostenibilità.
La collaborazione e l’integrazione tra queste quattro potenze economiche porterebbe sinergie significative, scambi di best practices e creazione di reti di innovazione. Questo potrebbe tradursi in opportunità di crescita, sviluppo sostenibile e creazione di posti di lavoro per i cittadini di queste regioni.
È essenziale che Bergamo, e più in generale la Lombardia, riconosca il suo ruolo e il suo potenziale all’interno di questo quadro europeo e lavori attivamente per rafforzare i legami con le altre regioni motore, promuovendo progetti congiunti, partnership e iniziative.
In un’epoca di globalizzazione e interconnessione, Bergamo ha l’opportunità di posizionarsi come un hub europeo dinamico, evitando il rischio di diventare un semplice museo all’aperto. Il territorio deve guardare avanti, abbracciando l’innovazione e valorizzando le sue ricchezze storiche e culturali.
Mentre il turismo può portare benefici economici significativi, è fondamentale che Bergamo non si trasformi in una semplice attrazione turistica, perdendo la sua essenza e la sua vivacità quotidiana. Le città che diventano esclusivamente dipendenti dal turismo rischiano di perdere la loro autenticità, diventando luoghi standardizzati e privi di carattere.
Per evitare questo, Bergamo dovrebbe adottare un approccio equilibrato allo sviluppo turistico, promuovendo il turismo sostenibile e responsabile. Questo significa incoraggiare i visitatori a rispettare e apprezzare la cultura locale, sostenere le piccole imprese e i prodotti locali e minimizzare l’impatto ambientale.
Inoltre, è essenziale che il territorio continui a investire nelle sue comunità, nelle infrastrutture e nei servizi locali, garantendo che i residenti beneficino direttamente dell’incremento turistico e che Bergamo rimanga un luogo vivace e dinamico, non solo per i turisti ma, soprattutto, per i suoi abitanti.
Il territorio bergamasco ha l’opportunità di evolversi e di consolidarsi, diventando una città metropolitana che combina sviluppo infrastrutturale, innovazione sociale e benessere per i suoi cittadini.
Una Grande Bergamo
Gli enti territoriali bergamaschi devono fare sinergia, a partire dal suo capoluogo, sviluppando ulteriormente forme di gestione associata di servizi e di funzioni burocratiche e progettuali.
Occorre favorire le fusioni e le unioni tra comuni perché permettono una gestione più efficiente delle risorse, una pianificazione territoriale più olistica e una maggiore coesione tra le diverse realtà locali. Questo modello porta a una riduzione e efficientamento della burocrazia, a servizi pubblici più efficienti e a una maggiore capacità di attrarre investimenti.
Questa è una direttrice non solo per i comuni minori della bergamasca ma anche per la città di Bergamo che deve evolvere verso un modello di città metropolitana, che non sia solo la Grande Bergamo delle infrastrutture stradali, ma anche la Grande Bergamo del welfare e dell’innovazione sociale. Infatti, la visione di una “Grande Bergamo” non dovrebbe limitarsi alla mera espansione infrastrutturale, alla condivisione di un Piano di Governo del Territorio, ma dovrebbe abbracciare un concetto più ampio di crescita e sviluppo sostenibile, dovrebbe essere un luogo dove il welfare è innovativo e centrato sulle persone, dove i servizi sociali sono progettati per rispondere alle esigenze mutevoli della popolazione e dove l’inclusione e la solidarietà sono valori fondamentali. Questo significa investire in programmi di formazione, in servizi sanitari di qualità, in iniziative per l’occupazione e in progetti di integrazione sociale.
Inoltre, il territorio bergamasco dovrebbe essere una comunità aperta e cosmopolita, che valorizzi la diversità e promuova la cultura e l’arte come strumenti di coesione sociale e di crescita personale. Un territorio che guarda al futuro, ma che non dimentica le sue radici e la sua storia, preservando la sua identità e le sue tradizioni.
3T per il Territorio
Tre sono i pilastri su cui Bergamo può tracciare una rotta chiara verso un futuro prospero e sostenibile.
- Tecnologia: L’adozione di tecnologie avanzate non solo modernizzerà l’infrastruttura esistente, ma renderà anche Bergamo un punto di riferimento per l’innovazione in Europa. La digitalizzazione dei servizi pubblici, la promozione delle startup tecnologiche e la creazione di hub di ricerca e sviluppo potrebbero posizionare Bergamo come leader nell’era digitale.
- Talento: La formazione e l’istruzione sono fondamentali per sviluppare una forza lavoro qualificata e resiliente. Attraverso partnership con università, istituti di formazione e aziende, Bergamo può diventare un centro di eccellenza per la formazione e la ricerca, sviluppando talenti locali e attirandone altri da tutto il mondo.
- Tolleranza: In un mondo sempre più globalizzato, l’accoglienza e l’inclusività sono essenziali. Bergamo deve diventare un luogo dove ogni individuo, indipendentemente dalla sua origine, religione o background, si senta accolto e valorizzato. Questo non solo arricchirà la cultura locale, ma stimolerà anche la creatività e l’innovazione, essenziali per la crescita economica.
In conclusione, Bergamo ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento europeo, combinando la sua ricca storia con una visione progressista e orientata al futuro. Con un impegno concreto verso questi tre pilastri, il nostro territorio può assicurarsi un posto di rilievo nel panorama europeo, mantenendo al contempo la sua autenticità e il suo carattere unico.