In queste brevi righe, vorrei rilanciare le mie preoccupazioni economiche e le ricadute sociali del prossimo futuro, non trattando dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo perché molto già si sta facendo e ci si sta adoperando a tutti livelli.
Le ultimissime stime del Pil italiano per il 2020 parlano di un meno 6%, di una crisi devastante che avrà considerevoli ricadute sociali, ma le misure prese per fronteggiarla sono inadeguate perché sono troppe, troppo particolareggiate, escludono molte categorie produttive e altre misure hanno tempi di attuazione troppo lunghi.
La crisi che stiamo affrontando non può essere risolta con misure pretestuose, come l’ennesimo regalo ad Alitalia, o con misure ridicole come il differimento del pagamento dell’Iva per cinque giorni (a cosa serve? solo a sentirsi presi in giro); così come l’indennità di sede di 100 euro per chi resta in ufficio ma solo in misura dei giorni di lavoro svolti in sede (stiamo parlando di 4 euro lordi al giorno); e anche per il valore dell’indennità agli autonomi (una tantum e non per tutti) che è inferiore ad un reddito di cittadinanza (che per di più è continuativo).
E nemmeno può essere risolta scaricando il costo della crisi sulle aziende: non possono lavorare, subiscono dei danni economici enormi, devono tenersi tutti i dipendenti, visto che c’è il blocco dei licenziamenti economici, mentre la provvista per la cassa integrazione è miserrima e non può soddisfare tutte le richieste.
Così come le misure di accesso al fondo di garanzia Pmi non serviranno a nulla: chi le ha pensate non ha una minima idea dei tempi medi di erogazione dei finanziamenti. E non intendo i tempi che vanno dall’atto della firma all’accredito sul conto corrente (che sono di qualche settimana), ma di quelli precedenti di tutta la burocrazia e farraginosità bancaria (che è nell’ordine di uno o due mesi).
Servono misure semplici e veloci, perché altrimenti le aziende moriranno prima e ci sarà un’ondata di fallimenti a catena.
Sarebbero state più adeguate delle misure ampie, come la sospensione totale dei versamenti (Iva/tributi) per tutte le aziende posticipando tutto di almeno un trimestre, per lasciare sufficiente cassa per pagare i dipendenti e i fornitori (e a loro volta altri dipendenti e fornitori). Il ciclo economico si inceppa quando la liquidità viene a mancare e le misure prese invece usano dei modelli in cui il fattore tempo non viene considerato.
A livello politico, è opportuno che all’interno della maggioranza di questo governo, a partire dal Pd, ci si renda conto che con queste piccole misure andremo a sbattere pesantemente perché manca una visione di medio lungo termine.
I mercati finanziari, ai quali l’Italia si deve rivolgere per poter finanziare il debito accumulato, cominciano a dubitare di noi, non del debito aggiuntivo e straordinario per fronteggiare questa crisi, ma perché non riusciamo a dare garanzia di ripagarlo nel medio e lungo termine.
Quindi, vi chiedo di riflettere perché qui serve:
1) un Governo di unità nazionale, che comprenda tutte le forze politiche
2) una figura autorevole alla guida di tale Governo come Mario Draghi, perché è credibile a livello internazionale
3) misure adeguate e proporzionate alla gravità della situazione (stiamo parlando di una manovra da oltre 100 miliardi)
4) concertare in Europa misure espansionistiche innovative
Certo, per chi ricopre posizioni di Governo è difficile fare un passo indietro, ma è un obbligo morale per il bene comune.